Papà la mamma cucina le parolacce ovvero gli spaghetti alla Puttanesca secondo Max Mariola (più o meno)



La mamma cucina le parolacce stasera.
E va beh.
Ogni tanto un pò di trash ci vuole.

Fa bene alle coronarie, depura il fegato e dà una bella limata alle terga.

Una parolaccia piantata al posto giusto in un discorso.
Magari per dare un pò di colore o per rafforzare un concetto.




Alzi la meno e contemporaneamente scagli la prima pietra chi non ne fa uso.
Che sia al massimo uno "stupidino" perchè ognuno ha il proprio grado di sproloquio nel Dna.

Però questa ricetta non ha niente a che vedere con le parolacce.
Certo il nome è di quelli che rimangono della memoria.
Conoscevo una signora della Roma bene che adorava questa pasta.
Ogni volta che veniva al ristorante da mio fratello se la faceva preparare.
Ma non aveva il coraggio di pronunciarne il nome per cui era immancabilmente:
"Roberto, cortesemente, il primo piatto che tu sai".

Una specie di codice per non sporcarsi la bocca con parole poco consone.

Perchè puttanesca?
Perchè, tra le tante storie che si narrano, una ha il sopravvento su tutte.
Pare fosse un piatto di pasta preparato dal proprietario di una casa di prostitute.
Un piatto corroborante, forte ,che potesse servire agli avventori per riprendersi...ehm..dalle fatiche inenarrabili alle quali si davano con gran lena.

Un'altra leggenda narra invece che la pasta richiami con i suoi colori accesi e forti l'intimo appeso da tali donnine sempre in siffatta casa per attirare i clienti.
Il verde dei capperi, il viola quasi nero delle olive, il rosso dei pomodori.

Quale che sia l'origine del suo nome alquanto bizzarro, penso che l'estate sia il momento migliore per gustare questa pasta, approfittando della presenza dei pomodori che sanno di sole.

La ricetta è grosso modo quella di Max Mariola del Gambero Rosso.
Ha alcuni piccoli accorgimenti che a me sono piaciuti molto.
E che a mio avviso rendono questo piatto degno di nota




SPAGHETTI ALLA PUTTANESCA

400 gr spaghetti
300 gr pomodorini freschi
2 spicchi di aglio
30 gr capperi sotto sale
100 gr olive nere (io taggiasche)
basilico
3 filetti di alici
1 peperoncino (facoltativo)
olio extravergine d'oliva
sale e pepe
zucchero


In una padella mettete due cucchiai di olio extravergine d'oliva, fatelo scaldare e unitevi i filetti di alici. Abbassate la fiamma e fateli sciogliere dolcemente.
Prendete un'altra padella e fate soffriggere gli spicchi di aglio ed eventualmente il peperoncino.Toglieteli e aggiungete i pomodorini tagliati a metà.
Fateli saltare a fiamma alta in maniera tale che possano caramellare.
Aggiungete i capperi (che avrete provveduto a dissalare sotto l'acqua corrente), il basilico e le olive snocciolate.
Unite lo zucchero (due cucchiaini)
Portate a cottura (eventualmente aggiungendo poca acqua),aggiungendo quasi al termine l'olio dove avrete disciolto le alici.
Assaggiate il vostro sugo per regolarlo di sale, perchè la salsa è molto saporita di suo.
Scolate gli spaghetti molto al dente.
Poneteli della padella con un pò di acqua della pasta e portateli al termine della cottura.
In questo modo avrete uno spaghetto legato perfettamente con il sugo!




Commenti

  1. Ah le parolacce in cucina, quante ne escono in certi momenti hihihihih!
    Lo sai che io non lo mai ancora fatta?
    La tua mi fa venire l'acquolina in bocca, un abbraccio, ciao ciao
    http://blog.giallozafferano.it/ilmondodiantonellacucina/

    RispondiElimina
  2. Qualunque sia l'origine di questo piatto direi che comunque è un successo :) E poi è vero ogni tanto una parolaccia scappa a tutti ma bisogna saperle dire, non vanno buttate lì a caso ma pensate e riflettute e dette al momento giusto per dare maggior risalto al concetto che si vuole esprimere ^_^

    RispondiElimina
  3. In primis ti ringrazio per la eloquente spiegazioni della sua origine, di cui io ignoravo per ignorare....le foto, poi, danno quel tocco in più alla narrazione che non guasta mai e quello chef di cui parli, il tal Max Mariola si da il caso che sia uno dei miei preferiti del Gambero rosso, quindi con me ci vai a nozze ... checché ne sia la leggenda o le origini un bel piatto ricco di olivette me lo papperei all'istante, anche in quel abruzzese e non romano ^_^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ah le parolacce? Son robe che si mangiano per caso? Io ne uso un paio spesso, ma solo quando sono infervorata nel discorso e spesso neanche me ne accorgo , però in presenza di nipotame evito, perché stanno con le orecchie dritte dritte come dei segugi in cerca di bacchettate del tipo "la zia ha detto la parolaccia!!!" ... e che vogliamo dare il brutto esempio??????????? Naaaaaaaaaaaaa, tanto a scuola sai quante ne sentono dai loro piccoli compagnucci innocenti che a loro volta chissà da dove le sentono...nelle proprie case......mah...ecco le parolacce, secondo me, potrebbero essere un ottimo argomento per un saggio, Moni!

      Elimina
  4. IL TITOLO MI HA FATTO PROPRIO RIDERE, PURE MIO FIGLIO HA DETTO CHE E' UN PRIMO MOLTO APPETITOSO!!!NON CONOSCEVO L'ORIGINE DEL PIATTO, FORSE ECCO PERCHE' IL NOME COSI' AUDACE!!!PREPARAZIONE IMPECCABILE, CARA!!!!NE VORREI UNA FORCHETTATA!!!!BACI SABRY

    RispondiElimina

Posta un commento